Lo stoppaccio è un tipo di verniciatura molto pregiata, che dopo un un procedimento
molto lento e faticoso per arrivare alla fase finale consente di ottenere una superficie in legno lucidissima. Lo stoppino (tampone di lana rivestito di tela imbevuto di una soluzione
alcolica di gommalacca) viene tenuto in mano e ripetutamente strusciato sulla superficie. Il suo utilizzo è risalente nel tempo: la prima notizia sull’uso della gommalacca come vernice per legno appare già nel 1590, in un’opera di uno scrittore inglese, inviato in India per
descriverne i luoghi, gli usi ed i costumi. Egli descrive come i tornitori indiani di suppellettili domestiche applicassero la gommalacca strusciandone un blocco sull’oggetto in legno ancora sul tornio, così che il calore prodotto dall’attrito la sciogliesse, facendola penetrare nelle fibre del
legno. Quando la gommalacca così applicata raggiungeva la giusta quantità,
il tornitore rifiniva il pezzo strusciando paglia o altre fibre vegetali, lucidandolo alla perfezione.
Benché usata in Occidente fin dal ‘600 (chi si può dimeticare il segreto di
Stradivari per i suoi violini?), l’uso della gommalacca come vernice per mobili non prese comunque piede su larga scala fino agli inizi dell’800, quando rimpiazzò quasi completamente gli altri metodi, a cera o con oli. Rimase la finitura più diffusa fino agli anni ’20 e ’30, quando fu
rimpiazzata dalla lacca alla nitrocellulosa.